Attenzione a cosa butti nella spazzatura: rischi una multa salatissima (e pochi lo sanno)

Attenzione a cosa butti nella spazzatura: rischi una multa salatissima (e pochi lo sanno) - comesicoltiva.it

Lorenzo Fogli

Settembre 28, 2025

Dal 1° gennaio 2025 in Italia è scattato il divieto di gettare abiti e tessuti nei rifiuti indifferenziati. La normativa introduce sanzioni e nuove regole per la gestione di un settore ad alto impatto ambientale.

Dal primo giorno del 2025 è entrata in vigore in Italia una normativa che riguarda un aspetto spesso sottovalutato della raccolta differenziata: lo smaltimento dei tessuti. Fino ad oggi, la maggior parte dei cittadini si è concentrata su plastica, carta, vetro e umido, trascurando vestiti, lenzuola, asciugamani e altri materiali tessili. Con la nuova legge, invece, gettarli nella spazzatura comune può comportare multe salate. Il provvedimento è parte di un piano più ampio volto a ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda, tra le più inquinanti al mondo. La misura punta a incoraggiare i cittadini a ricorrere a sistemi di riciclo, donazione o riuso, trasformando così una cattiva abitudine in un’opportunità di sostenibilità.

Smaltimento dei rifiuti tessili, cosa cambia per i cittadini

La normativa stabilisce che i tessuti non possono più essere smaltiti nei cassonetti dell’indifferenziata, ad eccezione dei materiali gravemente contaminati o impregnati di sostanze che ne impediscono il recupero. In tutti gli altri casi, i cittadini sono chiamati a individuare canali alternativi. Non esiste ancora un obbligo diretto di separazione domestica con contenitori specifici, ma il messaggio è chiaro: vestiti e tessuti non devono più finire nella spazzatura tradizionale. Le opzioni per il cittadino sono diverse. I capi ancora in buone condizioni possono essere donati a organizzazioni come la Croce Rossa o realtà del terzo settore, oppure possono trovare nuova vita attraverso piattaforme di rivendita online come Vinted e Depop.

Per i tessuti usurati o non più riutilizzabili, molte città stanno attivando punti di raccolta dedicati in collaborazione con cooperative e associazioni no profit. Alcuni comuni stanno sperimentando contenitori specifici per abiti usati, collocati accanto alle campane per il vetro o la plastica. L’obiettivo è costruire un sistema efficiente di economia circolare, capace di trasformare rifiuti in nuove risorse. Questa novità non è solo un obbligo normativo: è anche un invito alla consapevolezza ambientale. L’adozione di pratiche più responsabili da parte dei cittadini può contribuire a ridurre l’impatto di un settore che, secondo i dati europei, è responsabile di un notevole consumo di acqua e di emissioni di CO₂.

Sanzioni e controlli per chi non rispetta la normativa

Il mancato rispetto della legge può costare caro. Le sanzioni variano a seconda delle amministrazioni locali, ma in diversi comuni sono previste multe che arrivano fino a diverse centinaia di euro. In alcune città, la raccolta dei rifiuti potrebbe essere rifiutata agli utenti che non rispettano le regole, obbligandoli a regolarizzare la separazione prima di poter conferire di nuovo l’indifferenziata. Il ruolo delle amministrazioni comunali sarà decisivo. Non basta introdurre divieti: serve un percorso di informazione chiaro e continuo. Per questo molte città hanno già avviato campagne di sensibilizzazione con opuscoli, manifesti e incontri pubblici. Parallelamente, si stanno stringendo accordi con organizzazioni non profit per garantire un flusso stabile di raccolta e riciclo.

Il quadro che emerge è quello di un cambiamento che richiederà tempo per essere assimilato. Ma la direzione è tracciata: ridurre i rifiuti tessili e promuovere il riuso è oggi una priorità. La sfida sarà rendere queste pratiche semplici e accessibili, così da trasformare un obbligo in una nuova abitudine collettiva.